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Il Museo calamita come metafora.

A due passi dallo storico Colle del Campidoglio, circondato dai ruderi del Foro Romano e dei Mercati Traianei, non lontano dal Palatino, nel cuore dell’antica Roma, Claudio Strinati, il Soprintendente del Polo museale romano, parla di arte e di quello che quest’ultimo rappresenta da un punto di vista culturale, sociale, economico, nel proprio ufficio situato in un’ala di Palazzo Venezia. Assieme alla Galleria Borghese, al Museo di Palazzo Barberini, alla Galleria Corsini, alla Galleria Spada, al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, al Museo Aperto del Tridente, questo storico edificio fa parte del Polo Museale Romano, istituito con decreto ministeriale nel 2001 insieme alle Soprintendenze speciali per i Poli museali napoletano, fiorentino, veneziano.
 – Pur essendo un organo del Ministero per i Beni e le Attività culturali, la Soprintendenza speciale è dotata, secondo quanto disposto dal decreto istitutivo, eli autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile-spiega il soprintendente Claudio Strinati-. è gestita da un Consiglio di amministrazione composto da membri inferni della Soprintendenza e controllata da un collegio di revisori dei conti esterni. Il bilancio dell’Istituto viene formato con i fondi iaccolti da fonti diverse, prima di tutto dalle biglietterie, e viene amministrato direttamente, naturalmente secondo le norme della contabilità di Stato ma con autonomia rispetto alle altre Soprintendenze. Speciale dunque, nel funzionamento economico proprio, a differenza delle Soprintendenze normali che ricevono fondi dal Ministero e lavorano sulla base dei finanziamenti pubblici».
Nato a Roma nel 1948 e appartenente a quella generazione che ha vissuto il ’68, ha amato i Beatles, ha creato sinergie incancellabili, laureatosi in Storia dell’arte, dopo due anni di docenza nei licei pubblici statali, dal 1971 al 1973, Claudio Strinati è stato ispettore storico dell’arte presso il Ministero per i Beni culturali e ambientali, prima presso la Soprintendenza per i Beni artistici e storici della Liguria e poi presso quella di Roma, dove è stato direttore addetto alla tutela territoriale e responsabile dell’Ufficio Mostre. 11 suo interesse professionale si è rivolto soprattutto alla pittura e alla scultura del Cinquecento e del primo Seicento ma, come spiega, «la Soprintendenza è il luogo di tutta l’arte e deve comprendere tutte le epoche, da quelle più antiche a quelle più recenti: è quasi un dovere per chi fa questo mestiere»-.

Ha curato numerose mostre e manifestazioni culturali in Italia e all’estero e ha scritto Monografie su Raffaello, Caravaggio, Canova. Il Polo museale romano di cui è sovrintendente comprende il Museo nazionale di Palazzo Venezia dove ha sede la Soprintendenza, che fu istituito nel 1921 ma che nel periodo mussolìniano divenne sede del capo del Governo; la Galleria Borghese, la cui collezione risale al cardinale Scipione Borghese e dove sono custoditi, tra gli altri, i gruppi scultorei del Bernini, oltre alla celebre Paolina Bonaparte del Canova; il Museo di Palazzo Barberini, che racchiude capolavori soprattutto del XVI e del XVII secolo, tra cui la «Fomarina» di Raffaello e «Giuditta che taglia la testa a Oloferne» di Caravaggio, come anche la «Madonna in trono con Bambino» di Filippo Lippi del XV secolo; la Galleria Spada, con oggetti in gran parte provenienti dalla collezione del cardinale Beniamino Spada, che vanta opere del Guercino (<E ancora: il Museo nazionale di Caste] Sant’Angelo, in quello che era originariamente destinato ad essere il mausoleo dell’imperatore Adrinno, in seguito proprietà del Vaticano e quindi carcere per i detenuti politici del Risorgimento, che oggi ospita numerose opere ed è sede di eventi e di mostre; la Galleria Corsini, ricca di dipinti dal XIV al XVI11 secolo (tra cui Beato Angelico, Rubens, And rea Giordano) dell’antica famiglia romana cui apparteneva papa Clemente XII; il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, in cui sono conservati più di tremila strumenti musicali dall’antichità alla fine del Settecento, alcuni rari e preziosi come la celebre Arpa Barbcrini, un modellino di clavicembalo in legno laccato e dorato con tritoni e nereidi, oltre ad alcuni degli strumenti appartenuti al musicista Benedetto Marcello.
Infine, il Museo Aperto del Tridente, vero e proprio museo all’aperto, per la valorizzazione della zona compresa tra Piazza del Popolo e Piazza Venezia, sviluppatasi con l’aggiungersi a Via del Corso dei tracciati di Via Leonina (Via di Ripet-ta), Via Paolina (Via del Babuino) e Via Trìnitatis (Via Condotti), cuore della Roma rinascimentale e barocca, secondo l’originario progetto di Raffaello.
Domanda. Una realtà così che racchiude musei molto diversi fra loro, crea problemi di gestione?
Risposta. Non esiste nessun problema di rapporti tra i Musei. Se c’è stata polemica, è completamente pretestuosa e non ha nessun fondamento valido. 1 problemi veti non sono nei rapporti tra i musei, ma sono legati a due fattori fondamentali. Il primo riguarda la garanzia di sicurezza degli edifici. Le normative oggi in vigore sono assai complesse e riguardano il funzionamento di sistemi di controllo e di modalità di vigilanza umana e tecnica molto sviluppata e precisa. I musei, invece, hanno sede in edifici antichi che rendono particolarmente difficoltosa la piena attuazione della legge 626 e eli tutte le norme collegate alla sicurezza. È un problema grande e reale che riguarda tutti i musei del Polo, ma non li pone in contrasto l’uno contro l’altro, anzi li accomuna nell’unicità del problema.
D. Il secondo fattore?
R. Riguarda la custodia e la vigilanza. Siamo di fronte a una diminuzione sempre più accentuata del numero del personale adibito alla custodia e per questo tutti i musei soffrono di difficoltà organizzative dei servizi di vigilanza. Non è facile far fronte a questo problema, perché i poli museali non hanno potere di assunzione. La progressiva diminuzione del personale di custodia causa gravi problemi gestionali quotidiani, come quello di garantire gli orari di apertura e di chiusura, o anche di mantenere uno standard di sicurezza sufficientemente elevato. Con conseguenze negative nell’organizzazione e nei rapporti tra sindacati e amministrazione. Questi sono problemi reali.
D. Come contribuisce lo Stato al finanziamento della Soprintendenza?
R. Le risorse finanziarie sono indubbiamente limitate, però è anche vero che il sistema del Polo museale induce ad usare le risorse a disposizione in modo oculato. Le Soprintendenze speciali hanno una responsabilità diretta, come quella di un padre di famiglia o di un amministratore che ha interesse a far fruttare quello che ha. Spesso l’avere troppe risorse a disposizione può diventare un motivo per gestirle male. Per quel che riguarda l’intervento dello Stato, c’è un contributo indiretto, che è dato dagli stipendi del personale. Ma il Ministero, su richiesta, eroga anche finanziamenti diretti, rivolti per esempio a sostenere spese di competenza del Polo museale come l’impiantistica di sicurezza. Si tratta di fondi mirati che naturalmente non possono esaurire le nostre esigenze economiche, ma che nondimeno costituiscono un sostegno formidabile. La presenza dello Stato è quindi sempre importante.
D. Siete anche soggetti a particolari tipi di controlli da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali?
R. C’è un rapporto di controllo e vigilanza da parte delle Direzioni generali, soprattutto della Direzione generale per il patrimonio artistico, come è previsto dalla legge, il Codice dei Beni culturali del 2004, che è la raccolta completa di tutta la normativa di tutela e che ridefinisce l’assetto organizzativo degli organi centrali e periferici del Ministero. Di particolare rilievo è anche il rapporto con la Direzione regionale per i beni culturali, nel nostro caso per il Lazio, che ha un controllo collaborativo e non ispettivo sul territorio.
D. Quali sono invece i rapporti con gli enti territoriali Regione, Provincia, Comune?
R. Sono rapporti di relazione culturale ma anche di sostegno economico, perché la Regione Lazio, il Comune e la Provincia di Roma spesso collaborano con il Polo museale concretamente, partecipando alla promozione delle nostre attività attraverso il sostegno e il finanziamento delle mostre.
D. Questi rapporti di collaborazione ci sono anche con i privati? Ad esempio l’UniCredit Banca ha annunciato di recente l’impegno a sostenere l’itinerario «Polo museale romano» attraverso un circuito di pannelli didattico-informativi lungo un percorso che si snoda attraverso i musei del Polo. Ci sono altre iniziative di questo tipo?
R. 11 ruolo dei privati è duplice e può essere rivolto sia ad incanalare fondi sulle attività del Polo museale, come anche a collaborare con le attività del Polo sul piano organizzativo. Un primo esempio è dato dai canali di finanziamento tramite sponsorizzazioni da parte di istituti bancari, società, enti che collaborano con noi di fronte anche a un ritorno di immagine cospicuo. Ma abbiamo anche società private che collaborano con il Polo museale nell’organizzazione di mostre ed eventi culturali di ogni tipo, perfino nell’uso degli spazi museali dietro il pagamento di un canone, in quanto la stessa normativa lo consente. In base alla legge, infatti, possiamo ospitare manifestazioni di varie tipologie e riscuotere dei veri e propri affitti da chi occupa i nostri spazi. Castel Sant’Angelo, ad esempio, è una grande fonte di reddito, perché numerosissimi soggetti ne fanno richiesta per ricevimenti, incontri, conferenze. Fatte naturalmente salve le condizioni di sicurezza e di conservazione dei beni, li concediamo volentieri, traendone un utile notevole.
D. Ecco quindi un’altra fonte di finanziamento per mantenere i beni culturali. Qua! è secondo lei il ruolo della cultura oggi?
R. Io posso parlare del ruolo della cultura artistica. Che è quello di ampliare l’esperienza di ogni singolo cittadino nelle arti figurative da un punto di vista culturale, perché le arti sono un veicolo di conoscenza e di formazione delle persone. Per essere amate e conosciute, non essendo scrittura ma visione, hanno bisogno di una guida, in quanto non si spiegano da sole. Il senso dell’arte è la capacità di essere semplice. Per realizzare questo fine, occorre predisporre strumenti e mezzi perché le opere «parlino». È dunque importante la buona conservazione delle opere d’arte con interventi di restauro e di manutenzione, il migliore allestimento, un’adeguata protezione per garantirne il migliore uso e la migliore conoscenza. La nostra attività si rivolge soprattutto in queste tre direzioni. Alla comunicazione spetta un ruolo primario: comunicare il senso del patrimonio artistico, del lavoro che viene svolto al suo interno, dare a questa comunicazione un ruolo attivo nell’ambito più generale della cultura del nostro Paese è certamente una delle finalità che ci sono state affidate e che cerchiamo di perseguire. Il museo deve essere una «calamità metaforica».
D. Quante manifestazioni ha curato dal 2001 ad oggi?

R. Tra eventi, mostre, manifestazioni culturali, circa quattro o cinquecento. Un bellissimo risultato hanno avuto le rassegne «Roma Barocca» a Castel Sant’Angelo, «II Genio di Roma» a Palazzo Venezia, oltre a un ciclo di mostre a cui sono particolarmente legato al Vittoriano, che ora non fa più parte del Polo Museale, sulle opere d’arte recuperate. Hanno riscosso notevole successo ultimamente anche le Mostre alla Galleria Borghese su Raffaello e su Canova, che hanno richiamato migliaia di visitatori.
D. È cresciuto in questi anni Tinte resse per i musei?
R. Indubbiamente è cresciuto molto, con aumenti percentuali significativi. Ogni anno i visitatori aumentano di circa il 3-4 per cento, risultati che, sommati, fanno sì che in questi ultimi quarant’anni il numero dei visitatori sia più che raddoppiato, direi triplicato. Siamo di fronte a una crescita esponenziale dovuta al fatto che l’arte da nozione è diventata notizia. E in quanto tale è trattata anche nelle televisioni e nei giornali, come succede quando i fatti diventano notizia. Questo fenomeno si è verificato soprattutto dagli anni Ottanta in poi. Gli stessi personaggi artistici sono stati stimolati ad uscire dal proprio recinto e a misurarsi con il resto del mondo, diventando popolari come i divi dello spettacolo. Prima anche i più famosi non erano conosciuti. Per esempio Roberto Longhi, il più grande storico dell’arte italiana, quando è morto era perfettamente sconosciuto per il pubblico.
D. Queste iniziative spesso trainano innumerevoli attività commerciali, turistiche e collaterali, con conseguente, possibile sviluppo economico e crescita occupazionale. E così?
R. Indubbiamente. Tra attività commerciali e beni culturali c’è in effetti uria sinergia che ieri non c’era: come le librerie, l’assistenza alle persone, i servizi di ogni tipo, la ristorazione. In più, facendo conoscere le nostre bellezze artistiche, il turista è indotto a rimanere, a conoscere e ad ampliare il proprio orizzonte di visita. Tutto questo comporta un maggior sviluppo dell’interesse delle persone e può divenire un volano economico non irrilevante anche se piccolo.


Fonte: Specchio Economico 01/01/2008
Autore: Claudio Strinati

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