Archivi

Daniela PICCINI, Lessico latino medievale in Friuli.

Nel medioevo si parlava così. Immaginiamo per un attimo che una persona di cultura media e che non conosce il latino si veda recapitare, come strenna natalizia, un volume intitolato “Lessico latino medievale in Friuli”, di Daniela Piccini, edito dalla Società Filologica Friulana. Probabilmente penserebbe, sorridendo e perdonando, a un regalo del tutto sbagliato e fuori luogo. Sarebbe un grave errore.
Tra le grandi opere di produzione accademica, ve ne sono alcune che possiedono diversi livelli di fruibilità. Possono interessare, come si suol dire, il colto e l’ìnclita. In questi grandi (e fortunati) libri chiunque può trovare gradevoli occasioni di lettura, di riflessione e, non raramente, di vero e proprio divertimento.
L’autrice-compilatrice è di origine friulana, essendo nata a Sedegliano. Ha studiato allo “Stellini”, poi a Padova; è stata insegnante nei Licei di Padova e di Trento. Questo “Lessico” nasce dalla sua tesi di laurea con innumerevoli aggiunte, integrazioni, nuove ricerche e aggiornati studi. In tutto è costato ben cinque anni di lavoro svolto, tra l’altro, nelle biblioteche di Padova, Udine, Cividale e San Daniele; son stati presi in considerazione documenti datati dal secolo XI a tutto il Quattrocento. L’intero volume è stato fortemente voluto dal professor Federico Vicario, vicepresidente della Filologica e insigne medievalista.
L’interesse dell’opera, che contiene più di 2.800 lemmi, nasce dal fatto che son state cercate e individuate voci latine nelle quali si possono ravvisare forme friulane o vicine al friulano, senza dimenticare quelle italiane. Così anche il lettore che ignora del tutto il latino, ma conosce l’italiano e il friulano può disporre di un’inesauribile fonte di curiosità da saziare: può riconoscere l’origine di molti cognomi frequenti in Friuli e nel Triveneto, può iniziare ad appassionarsi di toponomastica minuta, disporre di una solida base con la quale confrontare gli interrogativi originati dal desiderio di indagare l’etimologia di parole che gli appaiono misteriose. La semplice consultazione di una pagina di quest’opera dischiude impensabili orizzonti linguistici, storici e antropologici a chiunque: in essa prevalgono ampiamente gli stimoli sulle dottrine.
Ovviamente, l’erudito friulanista o il tardo-latinista potranno ampliare i predetti limiti di consultazione a orizzonti molto più vasti; in fondo, a loro principalmente è rivolto il ‘Lessico’. Non si tratta, tuttavia, di una destinazione esclusiva. Non occorrono conoscenze di nicchia per accedere alla lettura e alla consultazione di questo volume. Gli interrogativi che potranno sorgere, però, possono essere tanto comici che drammatici: perché in Friuli nel Medioevo la parola cucurbita, che solitamente significa zucca, designava i mariti che subiscono adulterio. Il cognome Mussolini deriva proprio da mussulinus, che vuol dire mucchio di letame (anche lo scrivente ha ravvisato accenni poco onorevoli nei cognomi dei suoi avi friulani: nel Friuli medievale, le deiezioni e i lavori umili non costituivano onta familiare).
Se si suddividono le voci in categorie, appare immediatamente la ragione dell’interesse generale dell’opera: flora e fauna, abbigliamento, usi e costumi domestici, mobili e arredi, cucina, arti e mestieri forniscono motivo di studio e d’attenzione a chiunque desideri rivolgere almeno un piccolo sguardo al passato e alla storia viva, vivace e spicciola del Friuli; allo stesso modo il cultore delle lettere potrà addentrarsi nei meandri della grande filologia da lui amata e lo storico gradirà reperire impensati ausili per le sue ricerche. Il “Lessico” è un’opera aperta: non ci son limiti al suo utilizzo e al suo godimento. Il divenire della lingua segna, passo dopo passo, la civiltà che se ne fregia.
Rari reperti nel campo della terminologia agricola costituiscono, forse, la parte dominante e maggiormente suddivisibile dell’opera, ma non mancano vigorosi contributi alla linguistica della tecnologia, della scienza (pesi e misure) e dell’economia (monete e valute correnti d’epoca).
Percorrendo questo ‘Lessico’, è anche possibile individuare alcune parole friulane e italiane di origine preromana (mussus: asino, ad esempio, ma anche bocia), di origine celtica (bacile, grava), gotica (bancus, arengum), francone (blava, stoffa, tavalea) e longobarda (braida, sentare). Appaiono così, rigogliose, le scene attive e movimentate delle diverse interrelazioni della nostra lingua e del suo sviluppo nei secoli passati.
Questo “Lessico” non è esente dal contributo dato all’origine del professor Giovan Battista Pellegrini che intendeva estendere le sue ricerche linguistiche a tutta l’Italia Nord-orientale per ricostruire le latinità che stanno alla base delle parlate atesine, cadorine, bellunesi e, soprattutto, friulane: come si nota facilmente, l’orizzonte è più ampio di quanto non sembri, ma non c’è da meravigliarsi: nessuna lingua prospera muovendo da compartimenti stagni: le correlazioni sono più la regola che un’eccezione.
Essendo l’italiano, come fa notare Daniela Piccini, un livello linguistico di prestigio, è particolarmente interessante individuare e annotare modelli e termini di diffusione tosco-veneta, per lo più nel campo delle armi, dei tessuti e dei colori. Capire come tali parole siano entrate, a poco a poco, nell’uso corrente friulano, forse come neologismi, può essere cosa oltremodo stimolante per annotare i limiti linguistici ed espressivi del friulano del medioevo e, probabilmente, anche di quello attuale.
Se la consultazione di un qualsiasi “Lessico” può essere affare alquanto tedioso e contorto, in questo caso la guida anteposta è chiara, esauriente e nitida. I criteri di redazione e le grafie sono trasparenti e dichiarati, le categorie grammaticali dei lemmi sono subito esposte, le fonti e le abbreviazioni non soffrono, una volta tanto, a causa dei misteri che di solito le affliggono. Il prezzo del libro è straordinariamente popolare (25 euro). 


Fonte: Il Friuli 15/12/2006
Autore: Guido Spoleni
Cronologia: Arch. Medievale

Segnala la tua notizia