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BOLOGNA. Ora l´Archeologico espone un milione d´anni di Bologna.

Vitalissimo, nonostante la penuria dei bilanci ma con il sostegno costante dei visitatori (75mila nel 2007, con un incremento rispetto lo scorso anno di 15mila presenze; 2000 classi di studenti all´anno che frequentano i laboratori), il Museo Civico Archeologico inaugura questa sera alle 18 una nuova sezione dedicata a «Bologna nella preistoria».
Un evento a cui sarà presente, tra gli altri, il sindaco Sergio Cofferati, accanto alla direttrice del Museo Cristiana Morigi Govi. Operazione resa possibile dallo staff del museo ma soprattutto da una nuova collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici, che ha fatto confluire nelle raccolte civiche nuovi reperti, rinvenuti in scavi bolognesi, più o meno recenti, da quelli degli anni Cinquanta, come nel podere detto di Sant´Agnese a Borgo Panigale, fino a quelli degli anni Duemila, ad esempio alla Fiera in cui sono state ritrovate 1300 tombe o in via Belle Arti.
Proprio qui sono emersi anche i resti di due cavalli, sacrificati e coperti da un cumulo di sassi, con ancora i morsi e affiancati da una punta di lancia in bronzo (forse proprio l´arma sacrificale) che sono riproposti nella nuova sala, attraverso un calco, realizzato per l´occasione. Nelle nuove teche al primo piano dell´edificio sopra il Pavaglione, i visitatori potranno vedere le punte delle lance, modellate con pietre, i manufatti in ferro, i monili del periodo neolitico e dell´età del bronzo (bracciali e spilloni), vasi e tazze, ricomposti nella loro interezza per renderli più leggibili.
Ma per far «parlare» ancora meglio questi reperti (che raccontano le vicende del territorio da un milione di anni fa fino al 900 a. C.) il nuovo allestimento propone anche un lungo pannello, al centro della sala, con didascalie e disegni che fanno immaginare gli scenari naturalistici in cui vivevano gli antichi avi dei bolognesi. Poi alle vetrine si alternano due video che spiegano l´arte della scheggiatura della pietra e la lavorazione del bronzo.
«La sala era presente già nel 1881 quando il museo è stato aperto – spiega Morigi Govi – poi era stata rimaneggiata negli anni Cinquanta ma non corrispondeva più alle conoscenze di oggi. Avendo pochi soldi abbiamo dovuto scegliere se fare mostre o altri interventi, ma le istituzioni vanno privilegiate perchè costituiscono la spina culturale della società. E quello di oggi è solo il primo intervento; abbiamo qualche idea anche per rinnovare la parte romana. Grazie alla collaborazione con la soprintendenza riusciamo a recuperare molti materiali che vorremmo presentare in una mostra “Felsina ritrovata”, prima di un loro definitivo allestimento».
Per ora comunque i visitatori potranno concentrarsi sulla presenza umana nel territorio dal Paleolitico all´Età del Bronzo; periodo che era già stato studiato da archeologi come Luigi Fantini che donò al museo gran parte della sua collezione di reperti, oggi riproposti nelle nuove teche.
Il progetto scientifico della sala è di Anna Dore, Gabriella Morico e Laura Minarini, con la collaborazione di Gabriele Nenzioni e Giuliana Steffé. Il progetto espositivo invece è stato firmato da Stefano Piazzi e Silvia Morselli.

 


Fonte: La Repubblica Bologna, 12/12/2007
Autore: Paola Naldi
Cronologia: Preistoria

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