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Antonio CRASTO, Hassaleh. L’Occhio di Horus. Manetone aveva ragione.

Calendari
Una mia originale ipotesi mi ha portato a considerare i due calendari egizi, quello vago di 365 gg. e quello religioso di 365,25 gg., in modo differente rispetto alle attuali credenze degli egittologi. Non ritenendo accettabile che i due calendari siano stati inaugurati contemporaneamente, ho indagato la possibilità che quello vago sia iniziato molto tempo prima e in corrispondenza di un particolare evento astronomico significativo, uno dei solstizi o uno degli equinozi, mentre quello religioso sia stato inaugurato, all’inizio dell’età faraonica, in corrispondenza della coincidenza del solstizio d’estate con la levata eliaca della stella Sirio.
La lunga elaborazione matematica mi ha portato all’individuazione di una soluzione che prevede l’inizio del calendario più antico in coincidenza dell’equinozio d’autunno del 4623 a.C. e l’inizio di quello più preciso nel 3761 a.C.
Questa soluzione, che trova un chiaro avallo nella cronologia degli Ebrei, mette in crisi le cronologie egizie “cortissime” comunemente accettate, ma ha il grande pregio di essere in fase con le datazioni al C-14 dei monumenti della III-IV dinastia, risultati più antichi mediamente di circa 374 anni.
 
Nuova cronologia
Alla luce di questa mia originale scoperta scientifica, ho intrapreso il difficile compito di rivedere la cronologia di Manetone e, in particolare, di trovare delle possibili correzioni ai dati riportati da Africano, la maggior parte delle quali riferite ai regni dei Periodi Intermedi.
Ho così messo a punto una nuova cronologia delle prime 18/19 dinastie basata su alcuni punti caratteristici:
 – anno 3761 a.C. compreso nel regno di Djer;
 – l’incoronazione di Userkara nell’anno 2515 a.C.;
 – l’inizio del regno di Amenemhat I (Ammenemes) nel 2038 a.C.;
 – l’incoronazione di Senuserrat III (Sesostris) nell’anno 1886 a.C.;
 – l’incoronazione di Amenhotep I (Amenophis) nell’anno 1536 a.C.;
 – l’anno 1471 a.C. compreso nel regno di Thutmose III (Tuthmosis);
 – l’inizio e la fine del regno di Smenkhkara nel 1385 a.C., in coincidenza con l’Esodo biblico;
 – l’inizio del regno di Sethi I nel 1320 a.C., in corrispondenza dell’inizio di un nuovo ciclo siriaco dei calendari egizi;
 – gli anni di regno e le durate delle dinastie corrispondenti quasi sempre a quelle segnalati da Manetone (generalmente quelle riportate da Africano), fatta eccezione per le dinastie dei primi due Periodi Intermedi.
 
La nuova cronologia sembra in linea con le datazioni al C-14 (la media delle differenze fra le datazioni dei monumenti e il valore centrale del regno del faraone di riferimento si riduce da 374 a 11 anni), ma consente anche di giustificare:
 – la fine della II dinastia e l’inizio della particolare religiosità della III dinastia (mito di Osiride e religione stellare e delle piramidi), in relazione con una possibile catastrofe in Mesopotamia della fine del 4° millennio a.C. (Diluvio biblico databile, secondo i miei studi, nel 3291 a.C.);
 – la realizzazione della stele detta “Pietra di Palermo” proprio durante la V dinastia, in corrispondenza della prima coincidenza dei due calendari, coincidenza dei capodanni, nel 2779 a.C.;
 – la concentrazione di annali/tavole murarie nella XVIII / XIX dinastia, in corrispondenza della seconda coincidenza dei due calendari, 1320 a.C., anno d’inizio del regno di Sethy I;
 – il fatto che il primo dei testi storici, la Pietra di Palermo, contenga riferimenti alla lunga età degli dèi, quella dei semidei e, infine, al periodo degli Shemsu Hor;
 – l’esistenza del Papiro di Torino, quale riepilogo dei due “testi storici”, e la sottolineatura, altrimenti incomprensibile, del totale dei regni da Menes fino alla fine della V dinastia;
 – la fine della VI dinastia in relazione alle mutazioni climatiche provocate da una nuova catastrofe in Mesopotamia nel 2395 a.C., catastrofe che quasi sicuramente determinò la fine del 1° impero sumerico e la conquista della Bassa Mesopotamia da parte di Sargon di Accad.

Origini della civiltà egizia
Questo studio dell’Antico e Medio Regno è accompagnato da una trattazione sull’origine della civiltà egizia, basata sulla possibilità che essa sia il risultato di due differenti contributi culturali dovuti alla migrazione in Egitto di due diverse popolazioni, la prima di origine orientale e la seconda connessa all’antichissima civiltà di Atlantide.
Un’originale interpretazione dello Zodiaco circolare di Dendera, mi ha portato a correlare le varie fasi dell’antica storia di queste due civiltà con le icone dello zodiaco, così da ipotizzare che possa esistere una corrispondenza temporale fra fasi storiche ed ere zodiacali.
 
Bibbia – XVIII dinastia – Esodo
La necessità di trovare nuovi punti di riferimento assoluti per la cronologia, mi ha portato a cercare i possibili collegamenti fra civiltà egizia e mondo ebraico, a partire da Abramo fino all’Esodo, consentendomi, fra l’altro, d’inquadrare:
 – l’uscita del vecchio Patriarca dall’Egitto in corrispondenza dell’uccisione di Amenemhet I (2022 a.C.);
 – l’arrivo in Egitto di Giuseppe e Giacobbe durante il periodo di secessione dei nomi del Delta durante la XIII-XIV dinastia;
 – la permanenza pacifica in Egitto del popolo d’Israele durante il dominio degli Hyksos;
 – il lungo periodo di schiavitù durante la XVIII dinastia dopo la scacciata degli invasori, con i quali sicuramente gli Ebrei si erano schierati;
 – in Akhenaton il faraone che determinò la prima fuga di Mosé;
 – l’Esodo biblico durante il breve regno del successore, Smenkhkara.
 

Religione egizia e costruzione delle piramidi
Uno studio dei possibili retaggi di una religione della Madrepatria, mi ha permesso di considerare in modo originale il simbolismo della piramide e di ipotizzare lo sviluppo di questi monumenti come omaggio agli dèi e come trasposizione in terra del mito di Osiride, già disegnato nelle costellazioni di Orione, Auriga, Cane Maggiore, ecc.

 

Monumenti di Giza

In virtù di alcune note di Manetone, ho ipotizzato che la costruzione dei monumenti della piana di Giza abbia avuto uno sviluppo differente da quello comunemente riconosciuto.

Il fatto che le piramidi sarebbero state edificate, secondo lo storico tolemaico, da Uenephes, 4° faraone della I dinastia, mi ha portato a considerare la possibilità che la Piana di Giza sia stata la sede di un antichissimo Centro Sacerdotale e che nel Pozzo dell’Acqua siano state venerate in età predinastica le mummie dei principali “eroi/dèi” dell’antica civiltà egizia, Sokar, Toth e Osiride.

L’unificazione dell’Egitto avrebbe suggerito a Uenephes di edificare a Giza un enorme complesso monumentale costituito:
 – da tre piccole piramidi, realizzate modellando il fragile calcare della piana;
 – da tre ipogei sotto le tre piramidi, come nuova sepoltura dei tre dèi, precedentemente seppelliti nel Pozzo dell’Acqua;
 – dalla gigantesca statua leonina dedicata ad Atum;
 – da quattro templi dedicati all’antichissima civiltà egizia, uno nella valle a est della piana, un secondo di fronte alla grande statua, un terzo a sud di quest’ultimo e un ultimo di fronte alla faccia orientale della piccola piramide centrale;
 – da una strada cerimoniale collegante questi ultimi due templi e la cui direzione era tale da passare proprio sopra l’ingresso del Pozzo dell’Acqua e nascondere così il sacro ipogeo, ormai non più utilizzato.
 
Questa originale visione dell’antico progetto di Giza consente di dare finalmente una risposta a molti enigmi sulle costruzioni a Giza e, in particolare, di dare una giustificazione realistica alla strana direzione delle strada cerimoniale di Chefren, sovrapposta alla vecchia strada della I dinastia.

Non è dato sapere se Uenephes abbia completato il grandioso progetto, ma si ritiene che il suo successore, il faraone Usaphais, abbia celebrato riti nel tempio della Sfinge.

L’ipotesi che la grande Sfinge risalga alla I dinastia, ai regni di Uenephes (3726-3683 a.C.) o Usaphais (3683-3663 a.C.) e il possibile periodo molto piovoso della fine della II dinastia (Diluvio biblico del 3291 a.C.) consente di dare una valida giustificazione allo stato di degrado di molti monumenti delle prime due dinastie e risolvere la problematica dell’età della Sfinge e delle anomale erosioni delle pareti della fossa della grande statua.


Sviluppo dei lavori a Giza

Questa originale interpretazione delle origini dei monumenti di Giza, avallata ancora una volta da Manetone, mi ha consentito di considerare un nuovo sviluppo dei lavori sulla piana.

Cheope avrebbe iniziato la costruzione di una prima piramide colossale, in base ad un progetto unitario di Imhotep, inglobando la vecchia piccola piramide del versante nord di Giza. Il vecchio monumento sarebbe dunque identificabile nella “collinetta” di cui parlano gli egittologi, mentre la camera sotterranea sarebbe il vecchio ipogeo.

Cheope avrebbe fatto costruire una strada cerimoniale, che, per ragioni di simmetria con quella preesistente di Uenephes, avrebbe assunto sulla Piana una direzione opposta rispetto all’est, mentre dopo un ardito scavalcamento della scarpata della Piana, avrebbe raggiunto, piegando leggermente ancora più a N-E, il tempio a Valle, costruito restaurando il vecchio tempio nella Valle della I dinastia.

E’ possibile che Cheope abbia ripristinato la vecchissima sepoltura degli dèi nel Pozzo dell’Acqua e che egli abbia fatto scavare un terzo livello per realizzare la sua sepoltura, vicino agli dèi, su di un’isola bagnata dalle acque del sacro Nilo.

Questa interpretazione giustifica quanto detto da Erodoto sulla chiusura ordinata da Cheope dei vecchi templi e quanto riportato dalla Stele dell’Inventario, forse copia del Nuovo Regno di una stele molto più antica, secondo la quale Cheope avrebbe restaurato l’antica e rovinata Sfinge.

Chefren avrebbe realizzato la seconda grande piramide sopra la vecchia piccola piramide centrale, avrebbe restaurato il tempio di fronte alla Sfinge e quello alla fine della strada cerimoniale (Tempio a Valle) e avrebbe costruito, infine, un nuovo tempio funerario di fronte alla piramide.

Micerino avrebbe completato il progetto unitario di Giza, realizzando la terza grande piramide, sopra la terza piccola piramide della I dinastia, e, non più vincolato da strade preesistenti o da ragioni di simmetria, avrebbe realizzato i suoi templi e la strada cerimoniale nella direzione ideale verso est.

 
 
Piramide di Cheope

Uno studio sull’Antico Egitto e le piramidi di Giza non poteva escludere il tentativo di dare una risposta alle molte domande sulla magnifica piramide di Cheope.

Un’analisi dettagliata delle caratteristiche costruttive mi ha portato a vedere nella stessa un grande tempio funerario, progettato per ottimizzare la rinascita del faraone, il quale avrebbe immerso la sua piramide in una serie di magie matematiche, che dovevano facilitare la magia massima della resurrezione e ascensione al cielo della sua anima, e avrebbe realizzato i quattro condotti stellari, partenti verso nord e sud dalle camere del Re e della Regina, per consentire alcune cerimonie altamente simboliche durante la sua sepoltura.

Ritenendo che i sacerdoti egizi abbiano considerato le costellazioni imperiture quali icone dei personaggi della cerimonia della “Pesatura del cuore”, ho elaborato una nuova teoria per giustificare la presenza e l’utilizzo dei quattro condotti:
 – condotto settentrionale della camera della Regina, indirizzato alla costellazione del Piccolo Carro, nella quale gli egizi avrebbero visto Anubis e verso il quale il ba di Cheope sarebbe stato indirizzato per la cerimonia della pesatura del cuore;
 – condotto settentrionale della camera del Re, indirizzato alla stella polare del momento, alfa Draconis, stella centrale di un’immaginaria bilancia stellare e della piuma celeste di Maat, e dalla quale il ba sarebbe rientrato verso la piramide dopo aver superato la prova celeste;
 – condotto meridionale della camera del Re, indirizzato alla costellazione di Orione per consentire l’ascensione dell’anima risorta di Cheope fino alla costellazione dove essa sarebbe diventata una nuova stella divina;
 – condotto meridionale della camera della Regina, indirizzato a Sirio, tramite il quale sarebbe arrivato al successore di Cheope l’investitura divina, quale nuovo Horus.
 

Progetto unitario delle piramidi

Alla luce della religiosità stellare dell’Antico Regno, è stata sviluppata la teoria di Bauval sulla correlazione fra le piramidi di Giza e le stelle della cintura di Orione, considerando la possibilità che tutte le grandi piramidi dei faraoni, costruite dalla III alla XIII dinastia, abbiano una corrispondenza nelle stelle principali delle costellazioni nelle quali fu disegnato il mito di Osiride.

Questa originale teoria mi ha portato a ipotizzare una nuova costellazione egizia, il Falco, formata dalle stelle della costellazione dell’Auriga, dalle stelle occidentali della costellazione dei Gemelli e da quelle poco luminose della costellazione dell’Unicorno.

Il nuovo simbolismo stellare delle piramidi consente così di giustificare le differenti aree di costruzione, le dimensioni dei monumenti, connesse non alle capacità economiche del sovrano ma alla scelta dell’elemento del progetto, e risolvere alcuni misteri, quale l’esistenza della Piramide Romboidale di Snefru e quelle lontanissime edificate verso il Fayum.

 
Appendici

Le nuove teorie, spesso complesse, mi hanno consigliato la trattazioni delle parti più ostiche in cinque appendici, nelle quali sono stati sviluppati più dettagliatamente i seguenti temi: levate eliache di Sirio, XII dinastia, calendari sfasati, cronologia rivisitata di Manetone e Polo Nord celeste.


Autore: Antonio Crasto
Cronologia: Egittologia
Link: http://www.ugiat-antoniocrasto.it

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