Archivi

Andrea ROMANAZZI: La Dea Madre e il culto Belitico: antiche conoscenze tra mito e folklore.

Levante Editore 2003, euro 7, comprese spese di spedizione.

Per acquisti, scrivere a e-mail: andrji00@libero.it

La società e la cultura moderna presentano oggi, con nuove vesti, antichi retaggi culturali e rituali pagani, spesso assorbiti dalle attuali religioni, che però si ripresentano con forza tra le pieghe del manto tessuto proprio per nasconderli e coprirli. E’ così che il vento della reminiscenza fa gonfiare questi veli facendo loro assumere le forme di una antica figura pagana la Dea Madre, divinità dai tanti nomi, Iside, Isthar, Venere, Gaia, Epona, e che oggi potremmo facilmente identificare con le numerose Vergini Nere presenti in tutto il continente.

Per conoscere le sue reali origini e andare alla ricerca delle tracce che la mater ha lasciato nel folklore e nella cultura popolare d’Italia e d’Europa, l’Autore si è addentrato tra le lande desolate di miti e antiche leggende.

Sarà proprio il culto della roccia sacra o belitico, presente nel folklore italiano, a guidarci come filo d’Arianna tra le figure di Artù e del paladino Orlando, di Teseo e il Minotauro, tra le Amazzoni e le divinità arboree, passando poi per Ulisse ed Enea alla ricerca del ramo d’oro che schiude la conoscenza, o della mistica mela dell’albero dell’Eden che tanto ricorda i pomi di Avalon o del giardino delle Esperidi. Ancora oggi si possono udire i menhir cantare e parlare all’orecchio dell’uomo, sono suoni e vibrazioni d’eternità che riescono a lacerare quel velo che oscura il nostro passato.

Ci piace così immaginare il libro come un sentiero, metafora di un percorso tra gli odorosi e oscuri boschi ove la dea, mai scomparsa, si è ritirata, con il suo compagno, il Dio, schernendo il tempo e “l’uman destino, lasciando come monito i suoi templi: le pietre. E così ci addentriamo tra miti e leggende, guidati dal verbo di Giacobbe o dal canto di Esiodo su Zeus e la sua nutrice Amaltea. Saranno questi racconti che lo condurranno nelle “foreste di pietra” sparse in tutta Europa ove egli conoscerà il reale significato dei sacri massi “legato ad una serie di rituali naturali spesso differenti tra loro ma tutti riconducibili all’idea della roccia come tramite tra le divinità”, una coniuctio tra l’elemento femminile, lo yoni della cultura indiana e quello maschile, il principio ingravidatore, il lingam. Percorrendo così insieme all’autore il libro-sentiero ci si imbatterà nel tempio betile, “la roccia infissa nel terreno facile metafora dell’atto di fecondazione e tramite attraverso il quale il dio può ingravidare la sua sposa e renderla fertile”.

In una visione microcosmica “i rituali di fertilità legati alla natura diventano riti legati alla fecondità della donna”, nasce così una vera e propria “cerca”, attraverso il fitto e intricato mondo delle tradizioni e del folklore italiano di luoghi e santuari “ove ancora oggi si può ascoltare la magica atmosfera di antiche tradizioni”, echi di antiche reminiscenze mai sopite e di rituali di fertilità, spesso celati sotto le nuove vesti della religione cristiana “con una vera e propria opera di sincretismo da parte dei sacerdoti…che sostituiscono la vecchia dea madre con la Vergine Maria”. Quasi come un viaggio fuori dal tempo e fuori dallo spazio si attraverserà l’Italia, tra frondosi boschi e enigmatici monasteri ove incontreremo le Madonne dal bruno volto e le numerose Vergini del Puteo, il ricordo del culto delle grotte, umido ventre della dea e delle sacre stalattiti, “immagine acheropita del dio che, generato esso stesso dalla dea, si materializza nel ventre della sua sposa ingravidandola”

. Seguendo così un invisibile filo d’Arianna il lettore si troverà tra le coste delle misteriose isole del Mediterraneo ove le sue tracce sono rimaste ben conservate per millenni a causa del naturale isolamento al quale queste zone sono soggette.

Partirà dall’antica Ogygia omerica, l’isola di Malta e, come novello Ulisse, incantato da una terra che ancora trasuda le magie di Calipso, incontrerà negli intricati antri le sacerdotesse della dea, le famose Smisurate. Si salperà così per nuove mete fino a fermarsi lì dove si possono guardare “le opre dell’aurea Afrodite Ciprigna, che risveglia la soave brama dei numi, soggioga le stirpi mortali, gli uccelli alti in cielo e tutte le bestie”. Qui tra sacrifici umani e divinità androgine l’Autore spiegherà il mistero che si cela dietro le Amazzoni e le spose di Adamo tra cui Eva, “colei che sorveglia l’albero dei pomi, lo stesso delle terre iperboree, di Avalon o del giardino delle Esperidi”, la donna che poi le divinità maschili hanno trasformato da “grande Dea in peccatrice”.

Continuando il lettore giungerà a Creta, il ventre della dea, ove come Teseo conoscerà il reale significato del labirinto “l’utero della dea madre nel cui interno dimora il toro universale”.

Ecco così che compare anche la divinità maschile, il compagno della dea che muore e risorge per rappresentare la ciclicità della natura e per assicurare la fertilità della loro sposa: la Natura. Sul ricordo di antiche divinità come Dioniso, Osiride, Adone, Pan, prenderanno vita una serie di rituali di smembramento, ancora oggi praticati in molte località italiane, che permetteranno ad “ogni fedele di partecipare alla forza del dio, acquisire prima dalla pianta, poi dalla carne dell’animale e successivamente dalla reliquia il suo potere”.

Un libro davvero interessante, al quale sta facendo seguito già un secondo, che cerca di condurre il lettore alla riscoperta di un culto mai sopito, ma celato nel fantastico scrigno del folklore popolare e delle fiabe, il regno incontrastato della Dea ove ancora oggi, tra le parole di scrittori e poeti, sorride alle nuove generazioni: essa è qui nascosta e vivrà per sempre aspettando ansiosamente colui o colei che la ascolterà e la farà rivivere.

Mail: andrji00@libero.it
Fonte: Redazione
Autore: Redazione