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TURCHIA. Nuove scoperte italiane ad Arslantepe.

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Tre livelli, l’uno sovrapposto all’altro, mai scoperti prima, a testimoniare l’esistenza di una città molto antica, di età ittita dimostra come la Turchia sia stata importante centro di origine delle prime civiltà urbane. Si tratta di una recente scoperta archeologica avvenuta ad Arslantepe, in Turchia Orientale, condotta dalla Missione Archeologica Italiana dell’Università di Roma “La Sapienza”, guidata da Mariella Frangipane, docente di Preistoria del vicino Oriente all’Università La Sapienza di Roma. Il risultato, frutto di un lavoro e di studio che dura da oltre quaranta anni, è stato tema dell’incontro che si è svolto all’Accademia dei Lincei, coordinato dall’archeologo Paolo Matthiae, che nel 1964 fu alla guida di una missione archeologica italiana che scoprì Ebla, città della Siria settentrionale.

Quello di Arslantepe è uno scavo antico – spiega all’ADNKRONOS Matthiae – ma solo gli scavi dell’ultimo anno hanno dato dei risultati sorprendenti, riproponendo gli studi sulla fondazione della città che, tra la fine del secondo e l’inizio del primo millennio a. C., era tra i centri urbani più importanti dell’impero ittita ed è rimasto tale anche dopo il crollo dell’impero avvenuto nel 1200 a.C. ”.

Lo scavo era stato iniziato tra la fine della Prima e la Seconda Guerra Mondiale dai Francesi. “Ma si scavò in maniera molto sommaria – continua l’archeologo – invece le nuove ricerche molto accurate dello scavo italiano stanno riportando alla luce una serie di elementi fondamentali per la storia della città, come la ‘porta urbica’, una delle porte della città monumentale del periodo ittita, realizzata prima che questa città venisse definitivamente distrutta nel 712 a.C. da un grande re assiro, il re è Sargon II”.

Tra l’altro in questi scavi antichi, che risalgono al 1932, i francesi avevano trovato una grande statua monumentale di re e dei leoni, per questo la collina a 5 km dell’Eufrate si chiama Arslantepe, che in turco significa appunto ‘collina dei leoni’ proprio grazie a quelli ritrovati e che ora si trovano al Museo delle civiltà anatoliche di Ankara. Elementi molto importanti però, per gli archeologi, quasi fuori contesto. “Non si capiva bene come si collocassero nella topografia della città – rileva Matthiae – Ora, i recentissimi scavi italiani stanno chiarendo sia la cronologia che la topografia di una piccola parte di questa cittadella. Per questo si possono definire molto promettenti”. Momentaneamente interrotti, gli scavi riprenderanno tra settembre e ottobre di quest’anno per un’altra campagna annuale di scavo che intende fare luce su una civiltà antichissima.

Reperti che vanno dal IX al I millennio a.C., vasi, sculture, spade più antiche del mondo e tantissime cretulae, grumi di argilla con le impressioni di centinaia di sigilli diversi, usate come documenti-ricevuta. Sono una piccola parte del ‘tesoro’ che gli scavi protratti negli anni ci hanno restituito. Nuove pagine di storia che si aprono grazie al finanziamento che l’università La Sapienza riserva a questi cosiddetti grandi scavi, ritenuto da Matthiae “fondamentale in quanto assicura la continuità dei lavori di scavo, senza il verificarsi di interruzioni”, soprattutto quando si realizzano all’estero “dove le autorità locali potrebbero risentirsi della eventuale interruzione”. A questi della Sapienza si aggiungono finanziamenti ulteriori, come nel caso di Arslantepe, messi a disposizione del ministero dell’Istruzione e destinati per le ricerche di interesse nazionale, cioè quelle ricerche a cui il ministero riconosce un interesse non solo dell’università ma di tutto il Paese.

Sono circa sei attualmente i ‘grandi scavi’ che il primo ateneo romano sta effettuando, tra gli altri quello dell’archeologo e presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali Andrea Carandini sul Palatino a Roma, e quelli nella città di Ebla che Paolo Matthiae continua annualmente a riproporre. “Quest’anno svolgeremo la 47esima campagna– annuncia l’archeologo – partiremo all’inizio di maggio per l’inizio di una nuova campagna di scavo e poi ne faremo un’altra l’altra tra settembre e ottobre”.

Ebla è un grande centro urbano del 2500 a. Cristo e distrutta nel 1600 a. Cristo. Diventata molto importante per le 17 mila tavolette d’argilla con iscrizioni cuneiformi risalenti al 2300 a.C.; famosi archivi reali scoperti nel 1975 la cui lingua è stata studiata e sostanzialmente avviata alla decifrazione dall’epigrafista della Missione italiana, Giovanni Pettinato, dell’Università La Sapienza di Roma.

Fonte: Adnkronos, 13 marzo 2010.

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