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Orazio FERRARA, Navi uomini e deità nel Mediterraneo antico.

COPERTINA NAVI UOMINI DEITA ORAZIO FERRARA

COPERTINA NAVI UOMINI DEITA ORAZIO FERRARAI miti e i riti di quando navigare era più che vivere, di quando i primi marinai praticavano con il loro ardimento su fragili legni l’ascesa al regno dei semidei o della sempiterna gloria mediante l’azzurra avventura sulle infinite vie del mare. Di ciò tratta il libro e dunque della grandiosa storia epica degli uomini che vivevano di mare e sul mare nel Mediterraneo antico. Di uomini che, dai loro sogni azzurri come le onde di quel mare tanto amato, plasmeranno i loro dei e le loro navi. Come il dio Melqart dai fascinosi appellativi quali Colui che estende l’orizzonte e Primo navigatore, che apriva nuove e più lontane rotte ai marinai. Il suo simbolo era l’orizzonte, dove il cielo incontra il mare, ed era nella spasmodica ricerca di tendere, sempre e comunque, a raggiungere quella sottile linea blu, che le inesplorate terre verranno colonizzate da quegli intrepidi marinai.
O come la benefica Asherah Colei che cammina sul mare, che aveva un’arcana corrispondenza in un pianeta, che nei secoli a venire si chiamerà Isthar, Astarte, Afrodite, Venere e che al mattino indicava ai naviganti la via del giorno e alla sera quella della notte. Fin dalla preistoria essa fu la stella dei marinai. O come la nave siro-palestinese di Ulu Burun della Tarda Età del Bronzo, la nave dei re restituita dal Mediterraneo all’umanità intera quale suo grazioso omaggio. O come il grande ammiraglio cartaginese Annone, che osò varcare le Colonne di Melqart e navigare quel vasto e sconosciuto oceano, dove tramonta definitivamente il sole, rendendo il cielo rosseggiante, e dove gli antichi avevano posto l’orizzonte ultimo, quello delle acque della morte.
Il libro narra dunque degli uomini sul mare e della loro vita. Dei miti, dei riti, delle navi, delle scoperte, delle battaglie e dei trionfi ad un tempo. A perenne memoria di questi uomini l’arte antica donò a tutti noi la splendida Nike di Samotracia. Essa è l’esaltazione plastica del divino, che scende ed esalta l’uomo, che sul mare ha cercato e trovato il suo destino più alto. E’ così il marinaio, a faccia a faccia con il divino, è trasfigurato, diventa lui stesso semidio nel trionfo navale conseguito. E’ l’istante eterno della gloria. Le navi, le divinità, il mare, il vento diventano quindi metafore di un destino più alto, è l’ascesa eroica mediante la diritta via del mare, di quando navigare era più che vivere.

Info:
Orazio Ferrara – Navi uomini e deità nel Mediterraneo antico – Capone Editore, Lecce, 2014. ISBN: ISBN 978-88-8349-185-6
Pagine 128, illustrato, f.to 17x24cm, € 12,00
info@caponeditore.it
http://www.caponeditore.it

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