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LUNI (Sp). Ritrovate due domus romane.

Due domus romane databili al I secolo a.C. sono riemerse a Luni nel corso della campagna di scavi condotta da Simonetta Menchelli, professoressa di Topografia antica ed Archeologia subacquea dell’Università di Pisa. Le ricerche dell’Ateneo toscano rientrano nel progetto “Luni, la città della Luna”, ed hanno come obiettivo quello di ricostruire l’urbanistica e i paesaggi territoriali della città romana fondata nel 177 a.C. e ancora attiva sino all’Alto Medioevo.
La campagna di scavi va avanti dal 2014 nell’area di Porta Marina, vicino al porto storico della città. Le attività vedono una grande partecipazione di studenti d’Ateneo per tre settimane all’anno e ventiquattro allievi dell’Istituto Parentucelli Arzelà di Sarzana e del Liceo Costa di La Spezia nell’ambito del progetto di alternaza scuola-lavoro. Le attività sono frutto di una sinergia fra l’Ateneo pisano, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (dott.ssa Neva Chiarenza), il Sistema museale di Luni (dott.sse Marcella Mancusi e Antonella Traverso) e il Comune di Luni-Ortonovo. Il carattere interdisciplinare e innovativo dell’iniziativa è assicurato dalla partecipazione del professore Adriano Ribolini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa per gli aspetti geomorfologici ed un programma di indagini georadar, dal professore Vincenzo Palleschi del CNR Pisa per il telerilevamento anche mediante drone e restituzioni 3D degli edifici, dal dottor Claudio Capelli dell’Università di Genova per le analisi archeometriche dei reperti.
scavi_Luni_4-300x228“La domus meridionale aveva le pareti affrescate, come documentano numerosi frammenti di intonaco rosso e alcuni ambienti pavimentati con mosaici geometrici e vegetali a tralci di vite – spiega Simonetta Menchelli – quella settentrionale ha subito profonde ristrutturazioni nel IV e V secolo, la costruzione poi di una grande vasca evidenzia con tutta probabilità che nella casa venne installata una fullonica, cioè un impianto per la lavorazione e lavaggio dei tessuti”.
“Entrambi gli edifici – continua la professoressa dell’Ateneo pisano – sino a quando non furono abbandonati, fra il VII e l’inizio VIII secolo d.C., furono al centro di numerosi scambi e ricevettero merci di importazione mediterranea come vasellame e vino, olio e salse di pesce da varie regioni italiche, dalla Gallia, dalla Penisola iberica, dall’Africa settentrionale, dall’Asia minore, dalla Siria e dalla Palestina”.

Autore: Alessandra Randazzo

Fonte: www.mediterraneoantico.it, 1 nov 2017

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