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LIPSIA (D). Gli ultimi Neanderthal e noi.

E’ probabile che il flusso genetico dai Neanderthal agli esseri umani moderni sia stato più significativo di quanto stimato finora. A suggerirlo sono i risultati del sequenziamento del genoma tratto da frammenti di ossa e denti recuperati in siti archeologici neanderthaliani in Belgio, Francia, Croazia e nella parte russa del Caucaso; il sequenziamento ha anche permesso di tracciare un quadro dell’evoluzione delle popolazioni di Neanderthal e della loro diversità genetica. Lo studio, effettuato da ricercatori del Max-Planck-Institut per l’antropologia evoluzionistica a Lipsia, è stato pubblicato su “Nature”.
Le analisi finora realizzate erano state basate sul sequenziamento del genoma tratto da resti di un Neanderthal dell’Altai, in Siberia, risalente a circa 120.000 anni fa (che aveva mostrato un contributo neanderthaliano al genoma della nostra specie pari all’1,8-2 per cento) e di uno del sito croato di Vindija, risalente a 45.000-52.000 anni fa, che aveva portato il contributo neanderthaliano al nostro patrimonio genetico al 2,6 per cento. I campioni ora studiati risalgono invece a un periodo compreso fra 39.000 e 47.000 anni fa, e appartengono dunque ad alcuni degli ultimi Neanderthal vissuti in Europa.
161748155-8e140d51-a019-40c1-bdd8-127f09fbc0b3Il confronto fra i nuovi sequenziamenti genetici e quelli precedenti indicano che i Neanderthal giunti in Europa si siano separati da un’originaria popolazione siberiana circa 150.000 anni fa, per poi dividersi ulteriormente almeno 70.000 anni fa in seguito a ondate migratorie che li hanno portati sempre più a occidente. La tempistica di questi flussi migratori, osservano i ricercatori, coincide con le forti fluttuazioni climatiche avvenute tra 60.000 e 24.000 anni fa, quando i periodi di freddo estremo nel Nord Europa possono aver innescato l’estinzione delle popolazioni locali e la successiva ricolonizzazione di quelle lande dall’Europa meridionale o dall’Asia occidentale.
Le analisi hanno anche mostrato che, rispetto al genoma neanderthaliano dell’Altai (molto antico), i genomi dei Neanderthal del periodo più tardo mostrano una corrispondenza molto più stretta e uniforme alle tracce di DNA neanderthaliano ancor oggi rilevabili negli esseri umani. Questa corrispondenza è particolarmente spiccata nel caso dei due campioni provenienti dal Belgio.
Infine, i ricercatori hanno constatato che, per quanto quattro dei cinque Neanderthal esaminati siano vissuti in un’epoca in cui gli esseri umani moderni erano già arrivati in Europa, nel loro genoma non erano presenti quantità rilevabili di DNA dell’essere umano moderno. Ciò indica che mentre alcuni Neanderthal sono stati evidentemente assimilati in gruppi o tribù di uomini moderni, non è avvenuto il contrario, o quanto meno il fenomeno è stato piuttosto raro.
Anche se il numero esiguo di individui esaminati impone una certa prudenza nelle conclusioni, osserva Svante Pääbo, che con Mateja Hajdinjak ha diretto la ricerca, “è possibile che il flusso genico sia stato per lo più unidirezionale, dai Neanderthal agli esseri umani moderni”. Per appurare se sia così saranno necessarie ulteriori indagini.

Fonte: www.lescienze.it, 23 mar 2018

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