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GRAFFIGNANO (Vt). A Sipicciano affiora una villa romana.

Una scoperta di rilevante importanza scientifica è stata compiuta di recente nel territorio di Sipicciano.
Il ritrovamento si deve all’attività di ricerca, valorizzazione e tutela dei beni nculturali promossa dall’associazione Archeotuscia in tutto il territorio della provincia. Infatti, alcuni membri dell’associazione, appartenenti alla sezione di Sipicciano, hanno individuato a non grande distanza da questo piccolo borgo della Teverina, un vasto contesto abitativo di epoca romana, documentato da cospicue testimonianze archeologiche emerse a seguito di una profonda aratura del terreno.
L’immediato interventoi di Angelo Timperi, ispettore di zona della Soprintendenza agli scavi archeologici per l’Etruria meridionale, tempestivamente avvertito della scoperta, ha scongiurato la definitiva distruzione delle strutture archeologiche sepolte, pericolosamente minacciate dal proseguimento dei lavori agricoli. Con l’interessamento della soprintendente Anna Maria Moretti è stato possibile ottenere i finanziamenti necessari per avviare nell’area una campagna di scavo, con idonei mezzi meccanici e tecnici esperti, condotta dall’archeologo Tiziano Gasperoni, diretta da Timperi e coadiuvata da Franco Albanesi.
“Le indagini, sottolinea Archeotuscia, hanno riportato alla luce parte di una ricca villa rustica che occupava una superficie di oltre duemila metri quadrati; soino stati individuati numerosi ambienti, pavimentati anche a mosaico, pozzi, fognoli, canalizzazioni di piombo ed in terracotta, che insieme alle monete ed ai reperti fittili raccolti nel corso dello scavo stratigrafico, hanno documentato la lunga vita dell’insediamento, rimasto in uso per almeno cinque secoli, dal I sec.a.C. al IV sec. d.C.
Di grande interesse scientifico è inoltre il ritrovamento di una singolare costruzione circolare in opus caementicium dal diametro di circa 20 metri e profonda 3, la cui funzione, ancora oggetto di studio, era verosimilmente connessa con scopi idraulici, come testimonia anche un ambiente rettangolare ad essa collegato, nel cui pavimento si aprono quattro fori praticati in altrettanti blocchi squadrati di travertino che mettono in comunicazione l’esterno con alcuni ambienti sottostanti.
L’importanza dell’insediamento dipendeva anche dalla strategica ubicazione alla sommità di una collina prossima al Tevere; da questa, infatti, era possibile controllare i traffici che si svolgevano lungo il fiume che, essendo anticamente navigabile, costituiva la principale arteria di comunicazione con Roma per le popolazioni che abitavano la sua fertile valle.

Fonte: Il Nuovo Corriere Viterbese, 15 dicembre 2009.

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