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ETIOPIA. Due Acheuleani, due specie umane.

Dagli scavi archeologici della Sapienza a Melka Kunture in Etiopia, arriva una nuova ipotesi: raccontare l’evoluzione umana, dalle prime forme del genere Homo a quelle che porteranno all’Homo sapiens, non più come un fenomeno progressivo, ma discontinuo. I risultati sono pubblicati sul Journal of Anthropological Sciences.
Tracciare il percorso dell’evoluzione umana è possibile, specialmente in Africa orientale dove si trovano i siti archeologici che meglio raccontano il percorso dei nostri antenati. L’associazione diretta tra una determinata specie umana e una specifica tecnica di produzione degli utensili in pietra (industria litica) ha, fino a oggi, consentito di raccontare questo percorso come un fenomeno unitario.
Nell’articolo pubblicato sul Journal of Anthropological Sciences, Margherita Mussi del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza e direttrice delle ricerche archeologiche a Melka Kunture (Etiopia), uno dei Grandi Scavi della Sapienza, propone, insieme a Rosalia Gallotti, una nuova interpretazione dello sviluppo dell’Acheuleano, cultura del Paleolitico inferiore.
Questa cultura rappresenta una fase molto lunga (da 1, 8 milioni a 100.000 anni fa) e importante dell’evoluzione umana ed è caratterizzata da una innovazione tecnica nella scheggiatura dei manufatti – che comprendono i caratteristici “bifacciali” a forma di mandorla –, evidenziando un vero e proprio salto di qualità rispetto ai periodi precedenti. Le industrie acheuleane più antiche sono state rinvenute appunto in Africa.
Durante lo sviluppo dell’Acheuleano a Melka Kunture, l’archeologa ha evidenziato notevoli diversità tra i siti più antichi, dove ci si limitava a selezionare accuratamente quanto serviva nelle immediate vicinanze, rispetto a quanto avviene invece a partire da circa 1 milione di anni fa, quando ci si spinge ad alcune decine di chilometri di distanza per raccogliere tipi di pietra adatti a produrre strumenti che non sarebbe stato altrimenti possibile ottenere.
Secondo la nuova ipotesi non si tratterebbe perciò di un fenomeno unitario, bensì di “due Acheuleani”. Il primo, più antico e direttamente associato a Homo erectus, è certamente di origine africana. Il secondo invece, più recente e riferibile all’Homo heidelbergensis – da cui deriveranno più tardi Homo neanderthalensis e Homo sapiens – sembra irrompere sulla scena dell’evoluzione umana senza che se ne conosca con certezza l’area di origine.
“Vanno quindi prese in considerazione ipotesi alternative – dice Mussi – come quelle già avanzate da altri studiosi, che in questo momento cruciale della nostra evoluzione propongono un ruolo non solo dell’Africa, ma anche dell’Asia”.

Riferimenti:
GALLOTTI R., MUSSI M. 2017. Two Acheuleans, two humankinds: from 1.5 to 0.85 Ma at Melka Kunture (Upper Awash, Ethiopian highlands). JASS Journal of Anthropological Sciences 95: 137-181.

Info:
Margherita Mussi – Dipartimento di Scienze dell’antichità, Sapienza Università di Roma
T: (+39) 06 9604 0393 – M: (+39) 333 605 44 41 – Email: margherita.mussi@uniroma1.it

Rosalia Gallotti – M: (+39) 338 3438450 – rosalia.gallotti@uniroma1.it

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