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Angelo DI MARIO: Vetona.

La Tabula Peutingeriana è la più famosa carta geografica dell’antichità; l’originale supera più di due millenni; antichissima carta di età romana, persa chissà quando, redatta però nel medioevo, di cui si conserva una copia in pergamena nella Biblioteca Nazionale di Vienna.

Si tratta di una striscia divisa in undici segmenti, per una lunghezza di sette metri; si presenta molto schiacciata, data la sua altezza di appena 34 cm, dove l’autore costringe alcune poche località e il ricco sistema viario in modo poco coerente, lontano dai sistemi moderni che conosciamo; comunque leggera, comoda e utile per qualunque passeggero di quei tempi che avesse girovagato attraverso il mondo allora conosciuto; lo avrebbe informato in particolare sulle diverse stazioni dove fermarsi, per poi proseguire, consultando il comodo rotolo avvolgibile, da tenere in spalla, a portata di mano.

Questa Carta è presentata da Annalisa e Mario Levi, Edizioni Edison – Bologna.

Per quel segmento che ci interessa, in relazioni alla ricerca su VEL-z-na > Volsinii > Bolsena, possiamo riportare questa sequenza, tratta dalle pagg. 47/48, dove si parla della Via Flaminia, che attraverso la valle del Tevere arrivava fino a Fano Fortune; poi vengono indicate la Via Cassia e la Via Clodia. Sulla Tabula si legge che la Cassia abbandona la Clodia al sesto miglio (al segmento 14, 4-5; ad Sextum), e toccando i centri abitati di Sutri (Sutrio, segm. 14, 3), Santa Maria di Forcassi, 2 Km a nord-est di Vetralla (segm. IV, 1 Foro Cassi) e Bolsena (Volsinis al segm. IV, 1) raggiunge Chiusi (= Clusio, segm. III, 5) ed Arezzo (= Adretio, al segn. III, 4).

Come si vede non esistono nomi per indicare Orvieto; dal punto dove viene scritto Volsinis, basta girarsi un poco a destra per pochi cm; qui si legge, vicino al Tevere, solo Vetona, e nient’altro tutto intorno.

Nome che ci fa ricordare subito Vietena; allora si riferirebbe al monte sopra Bolsena, anche se quell’indicazione sfiora quasi il Tevere; per la fonetica si tratterebbe di un derivato da VEL-thi-na > *VJEL-t-na > VJE(L)-te-na/ VE(L)-to-na; probabilmente conteneva, alludeva all’esistenza della città di VEL-s-na/ VEL-z-na, o anche al tempio di VEL-s-na, dove si tenevano le assemblee generali (Liv. 4, 23, 5 ed altr.), ricordando la varianza fonetica compatibile, derivata da VEL-thi-na * > VEL-thu-na > VEL-thu-Fna > VEL-thu-Mna > VOL-thu-Mna; abitato ricostruito, dopo essere stato raso al suolo, poco più sopra; perché doveva esistere ancora di nuovo, come VOLsinii/ BOlsena, se Costantino nel IV sec. d.C. concede alla città di Spello il permesso di non andare più a Volsinii, per le feste religiose, date le difficoltà che si potevano incontrare; e con il ‘Rescritto di Spello’ nominò questa città Santuario Federale; Orvieto quindi è escluso, se esisteva ancora Volsinii; non c’è traccia di Urbs e di vetus; sarà stata una città sempre docile, aperta alla pace, pronta ad arrendersi, non giunta mai alla ribalta; ma cercando su vetus, nel vocabolario latino-italiano di Calonghi, Rosenberg & Sellier, tra l’altro, si aggiunge alla fine che nel basso latino si presentava una Urbi-vetus per la città di Orvieto; possiamo allora porre in parallelo, coesistenti, per gli stessi primi secoli del Medioevo, Vulsinii/ Volsinii > Bolsena, Vietena/ Vetona e dall’altra parte delle colline Urbi-vetus; la quale ultima, essendo ‘Vecchia’, non poteva mai essere stata anche ‘Nuova’ tra quelle mura diroccate; solo Velzna, essendo stata distrutta, poteva indicarsi con la qualifica di ‘Vecchia’, e ancora ‘Nuova’, considerando quella nuova città ricostruita in seguito fuori le Mura. E’ razionalmente impossibile la ubiquità di Orvieto, che era Velzna giù, presso il lago, ma contemporaneamente Urbivetus sù tra le colline tra il torrente ed il debole corso del fiume; si tratta di ripetute illazioni infondate.

Orvieto può vantare una chiara continuità di reperti, come dire che risiedeva da sempre su tale pianoro a picco.

Infine al cartografo altre più precise indicazione non servivano; si limitava, per la strettezza della Tabula, e l’utilità pratica rivolta al comodo e veloce uso, all’individuazione delle vie da percorrere e delle stazioni dove trovare ristoro; quindi trascurava molte località, ritenute non necessarie per il viaggiatore.


Mail: adimario2@yahoo.it
Autore: Angelo Di Mario
Cronologia: Arch. Italica
Link: http://www.etruschi-tirseni-velsini.it

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