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AA.VV. Il santuario di Sant’Angelo a Santeramo.

In agro di Santeramo, nei pressi di un tracciato viario di antica origine che collegava Bari con Matera intersecando l’Appia Antica, sorgeva un tempo un centro di culto micaelico, poi abbandonato e dimenticato a partire probabilmente dal XV sec.

Nel volume vengono minuziosamente indagati e analizzati, attraverso lo studio di documenti d’epoca e della toponomastica, i sistemi viari, i luoghi e le vicende storiche che fecero da contorno al santuario di Sant’Angelo a Santeramo.

Nella grotta carsica, sottostante una chiesetta romanica poi inglobata in una masseria dedicata alle attività silvio-pastorali, l’equipe composta da Roberto Caprara, Domenico Caragnano, Franco Dell’Aquila, Giuseppe Fiorentino, Luciano Rampino e Umberto Ricci, effettua una ricognizione rinvenendo migliaia di graffiti incisi sulle concrezioni carsiche che attestano la frequentazione del sito come luogo di pellegrinaggio.

Solo una piccola ma significativa parte dell’enorme patrimonio paleografico, la cui interpretazione è curata dal prof. Roberto Caprara, viene presentata nel volume: tra questi, oltre alle più comuni croci, si rinvengono graffiti nomi di persone, invocazioni, dediche, scritte in greco, in latino e in volgare, un intrico di linee e sovrapposizioni la cui mole da sola lascia supporre l’importanza di questo santuario. Agli estremi della datazione una scritta in volgare collocabile al XV secolo e alcune croci monogrammatiche, adoperate, come noto, nel IV-V sec.

Il percorso di purificazione all’interno della grotta era cadenzata da una serie di dipinti murali, anche su più strati palinsesti, tra cui spiccano i lacerti di un San Michele in atto di trafiggere il drago, incorniciato in una nicchia con colonnine e capitelli di fattura altomedievale scolpiti nel duro calcare. Attraverso lo studio e l’interpretazione di questo e degli altri dipinti presenti (La discesa dello Spirito Santo e una Madonna tra San Michele e San Giovanni), anche avvalendosi di raffronti con altri esempi più noti, gli affreschi sono stati datati tra il XII e inizio XIV secolo.

Il sacro speco di San Michele Arcangelo sul Gargano è comunemente considerato il centro di culto micaelico per eccellenza. Meta incessante di pellegrinaggi sin dalla fine del V sec., divenne santuario nazionale dei Longobardi quando questi si insediarono nel Mezzogiorno. Si ritiene comunemente che, sulla scia del più noto speco, molte altre grotte del Mezzogiorno e della Puglia in particolare furono intitolate al culto dell’Arcangelo.

Il volume, dedicato alla grotta di Sant’Angelo a Santeramo (Bari), apre una serie interessante di interrogativi sulla diffusione cronologica e temporale del culto di San Michele e delle acque salutifere nelle campagne pugliesi.

Ampio spazio viene inoltre dedicato all’analisi conoscitiva della chiesa, della masseria e dell’ipogeo sottostante fino ad avanzare proposte di recupero e valorizzazione del complesso di Sant’Angelo in un programma integrato di recupero delle risorse storiche, archeologiche e ambientali del territorio dell’Alta Murgia.

Sommario:

– Saluto del Sindaco, Vito Lillio;

– Presentazione, Michele D’Elia;

– Note sulla storia della Murgia: il territorio intorno a Sant’Angelo, Franco dell’Aquila;

– Graffiti e iscrizioni della grotta di Sant’Angelo, Roberto Caprara;

– La decorazione pittorica, Domenico Caragnano;

– Recupero e valorizzazione di Sant’Angelo, Giuseppe Fiorentino;

– Un documento inedito su Sant’Angelo, Luciano Rampino.

Atti dell’incontro per la valorizzazione dei beni culturali del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Santeramo in Colle (Ba), 16 aprile 2005.

Info:

Mario Adda Editore, Bari 2008, pp. 156

tel. 0805539502

ISBN 9788880827559


Mail: addaeditore@addaeditore.it
Cronologia: Arch. Medievale
Link: http://www.addaeditore.it

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